A Montecassino, da polacchi
di Pietro Alviti
Sono stato a Montecassino tante volte, come pure al cimitero polacco, significativo monumento alla pace e alla memoria di tanti giovani morti per la libertà dell’Europa. Non c’ero mai stato, fino a stamane, con dei polacchi, ragazzi ospiti del Liceo di Ceccano per uno scambio musicale. Ebbene ho visto le lacrime rigare i volti dei ragazzi del Kopernik chor di Kalisz, mentre cantavano i papaveri rossi di Montecassino, con quella bandiera bianca e rossa a contrastare il biancore nitido delle mille e più tombe di ragazzi un po’ più grandi di loro, che persero la vita nella scalata a quella collina, nel maggio del 1944. I ragazzi del coro polacco erano visibilmente commossi, travolti dall’emozione di stare nel luogo più importante della storia della Polonia del XX secolo, il luogo della rinascita della nazione polacca, per decenni sottomessa a feroci dittature di sfruttamento. Per noi, mi ha detto una delle ragazze, Aniela Zgorzelak, 16 anni, è un insieme di sensazioni diverse: da una parte la tristezza di vedere tanti giovani che non hanno potuto vivere, coronare i loro sogni, gioire, amare, dall'altra l'orgoglio che grazie a loro abbiamo recuperato la dignità della nazione polacca.
Grazie, ragazzi di Kalisz, di avermi lasciato un segno nel cuore